EDUCARE ALLA SESSUALITA’, ALL’AFFETTIVITA’, ALLA RELAZIONE
associazione italiana maestri cattolici
EDUCARE ALLA SESSUALITÀ, EDUCARE ALL’AFFETTIVITÀ, EDUCARE ALLA RELAZIONE
Violenze, stupri in classe, manuali per il “sesso sicuro”, distributori di profilattici a scuola… e, nel contempo, deplorevoli casi di abuso che vengono alla luce.
Quali rimedi? Cosa può fare la famiglia? Cosa può fare la scuola? E gli educatori?
È sicuramente necessario vigilare per evitare ogni forma di violenza, ma ciò non basta. La migliore prevenzione – lo sappiamo bene – è un’efficace educazione. Educatori e istituzioni devono, con competenza e responsabilità, farsene carico e, nella loro opera, dovrebbero essere orientati da una continua formazione, supportati dai mass media e da criteri valoriali comuni.
La società potrebbe cambiare, se si prestasse adeguata attenzione alle problematiche educative e si assicurassero alle persone (specialmente ai più giovani) spazi adeguati per la loro crescita, ove si possa essere educati e aiutati a indirizzarsi verso il bene con adulti capaci di orientare e accompagnare – responsabilmente – le giovani generazioni lungo i sentieri della vita.
È quanto mai opportuna una valida educazione sessuale adeguata alle varie fasi della vita, quale responsabilità prioritaria della famiglia, in interazione con la scuola e con gli altri ambienti educativi. Questa, però, non può essere ridotta a una distribuzione di manuali, né può essere limitata a una serie di lezioni o alla proiezione di qualche filmato e tantomeno delegata alle mille “informazioni” che girano nella Rete e che vengono quotidianamente fruite da gran parte dei nostri ragazzi.
La famiglia, talora, delega tale necessaria educazione alla scuola; la scuola, a volte, la appalta a esperti esterni; gli esperti, spesso, la riducono a fredda istruzione, carente di ogni aspetto responsabilizzante ed educante; stampa, pubblicità e Tv, il più delle volte, “supportano” tale formazione, abbinando la sessualità al gossip, alla violenza, al “mercato”. Il tutto risulta, poi, “innaffiato” dalla cultura del possesso e non da quella del dono, del “faccio ciò che mi piace” e non del “faccio ciò che è bene”, dell’apparire e non dell’essere, del frammento e non del progetto di vita, del relativismo valoriale e non della coerenza.
Ribadiamo, perciò, che l’educazione sessuale debba tendere anzitutto a promuovere una nuova antropologia, orientata al pieno rispetto di ogni persona, e che, quindi, non può essere slegata dall’educazione al senso della vita, dall’educazione affettiva ed emotiva, dall’educazione alla responsabilità.
Riteniamo opportuno, pertanto, sollecitare percorsi adeguati di formazione per quanti hanno responsabilità educative e ribadire la necessità che la scuola, in dinamico rapporto con la famiglia e le altre istituzioni educative, debba prendersi cura di una piena educazione che colga nella sessualità una dimensione propria dell’uomo e della sua realizzazione a cui porre particolare attenzione.
Roma, 22 aprile 2010
La Presidenza nazionale AIMC
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