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PIU’ SCUOLA FUORI DALLE SCUOLE

Più scuola … fuori dalle scuole

…e se invece di portare la vita dentro le scuole, portassimo gli studenti a contatto con le vite di fuori?

di Italo Bassotto

 

       Non separare scuola e vita vissuta      

Il problema di fondo dell’educazione scolastica è di non allontanare troppo dalla vita reale  le conoscenze che vengono proposte agli studenti, al punto da far percepire a questi ultimi la sostanziale “inutilità” della esperienza culturale che i curricoli ordinari degli istituti propongono loro. La stretta correlazione tra vita e conoscenze culturali non è solo un fatto che serve a motivare gli studenti (più i saperi sono “concreti”, più interessano ai bambini ed ai giovani che li devono apprendere. E’ nella natura stessa della conoscenza la sua capacità di dare spiegazioni plausibili ai fenomeni che avvengono in natura, nelle relazioni tra gli uomini ed in quelle tra le istituzioni: perciò studiare significa accostarsi alla verità della vita con gli strumenti culturali che l’umanità, nei secoli della sua evoluzione, ha creato per vincere la paura dell’ignoto e dominare le forze della natura, sia quella fisica che quella propria della interiorità umana.

La scuola non insegna la vita, ma le sue “rappresentazioni”

Eppure, se ci pensate un attimo, la prima cosa che fanno gli insegnanti quando iniziano a spiegare qualcosa della realtà del mondo è di allontanarsi da essa, per perdersi nell’analisi dei modi con cui gli uomini portatori di diverse forme di conoscenza hanno elaborato i loro pensieri e le loro ricerche. Così gli studenti non sono coinvolti nella interpretazione culturale del mondo e dei suoi fenomeni, bensì nello sforzo di decrittare (decifrare e capire) quello che dice una determinata materia di studio delle cose di cui si occupa. Il fatto è che le “cose” di cui si occupano le discipline di studio (matematica, biologia, storia, italiano…) non sono (a scuola) le cose della vita, ma dei concetti astratti e formali che sono stati raccolti in manuali sintetici, dove vengono organizzati, secondo una sistematicità non coerente con quella degli alunni, ma dei redattori, i contributi degli studi di autori importanti per quel determinato campo del sapere

PIù scuola fuori dalle scuole – Bassotto

10 giugno 2015 Posted by | Senza categoria | Lascia un commento

APPRENDERE PER SERVIRE, SERVIRE PER APPRENDERE

IMPARIAMO PER MEGLIO SERVIRE – LA PEDAGOGIA DEL SERVICE LEARNING

“Fare del bene fa bene!” C’è una stretta interconnessione tra l’apprendimento e il servizio alla comunità. L’apprendere genera e sostiene la capacità di rendersi utili a se stessi e agli altri e il servizio svolto genera apprendimento. Queste le idee portanti del Convegno internazionale promosso dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica e dalla LUMSA, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, nella  prestigiosa sede della Pontificia Accademia delle Scienze in Vaticano. Nell’occasione è stata espressa viva gratitudine al cardinale Grocholewski che proprio in quel giorno concludeva il suo servizio di Prefetto della Congregazione e ha voluto salutare tutti i partecipanti.

Il Convegno ha favorito la conoscenza della proposta pedagogica del Service Learning, un approccio che orienta gli studenti verso il servizio alla comunità, ed è stato anche occasione per presentare la Scuola di Alta Formazione “Educare all’incontro e alla solidarietà”, promossa dalla LUMSA e dalla Congregazione EC,  diretta dal professor Italo Fiorin. L’intensa giornata di lavoro ha promosso un ampio dibattito sulle problematiche connesse al Service Learning grazie alla partecipazione di esperti provenienti da varie parti del mondo (chiesa, università, scuole, associazioni professionali, enti .).

I frequenti interventi del Santo Padre, in questi primi anni di pontificato, sono stati ripresi più volte nel corso dei lavori. Infatti, papa Francesco ama ripetere che “il mondo si può cambiare solo se cambia l’educazione” e che “per educare c’è bisogno del villaggio e non dei serragli”. Ed ancora il costante invito a fare della propria vita un dono e  organizzare “nuove forme di educazione a seconda delle varie situazioni e realtà”.

Il documento conciliare “Gravissimum Educationis”, ha evidenziato il Segretario della Congregazione, Mons. Zani, nel saluto introduttivo, già mezzo secolo fa dichiarava che “l’educazione favorisce l’apertura dell’uomo al mondo”.

Il Service Learning promuove la cultura del dono e del servizio e, pertanto, una dinamica interazione tra scuola e mondo del volontariato, con un reciproco arricchimento e sostegno, condividendo il valore della gratuità e della solidarietà. Esso è connesso agli apprendimenti curriculari, che, grazie alla dimensione pratica del servizio, possono essere appresi in profondità, adeguatamente padroneggiati e ampiamente sviluppati.

Infatti, in quest’ottica, l’apprendimento disciplinare crea impegno sociale, promuove motivazione, gratificazione, competenza, responsabilità ed è quindi motore di cittadinanza attiva.

Il fare dell’apprendimento un servizio e del servizio un apprendimento non è solo un programma di iniziative ad hoc. E’ pedagogia, metodologia ed anche filosofia: è uno specifico modo di essere scuola, scuola vivace, accogliente e competente, aperta al territorio e al mondo; scuola del pensare e dell’agire, del prendere consapevolezza e dell’agire; spazio  significativo di vita in cui si apprende attivamente impegnandosi nella soluzione di problemi reali. Non è una periodica ed estemporanea iniziativa auto gratificante, ma stile quotidiano che caratterizza la realtà scolastica.

Il Service Learning, pur non rientrando nell’ambito delle didattiche speciali, è un approccio pedagogico efficace anche per la realizzazione di percorsi inclusivi. Infatti, scardinando approcci di tipo esclusivamente assistenziale, rende gli alunni con bisogni educativi speciali soggetti attivi di un processo di aiuto verso gli altri, implementando la cultura della solidarietà e dell’accoglienza, nonché della “competenza attiva”.

Esso è caratterizzato dall’apprendimento cooperativo, dall’inclusione, dalla riflessività, dal riconoscimento e valorizzazione dei talenti personali, dalla cooperazione extrascolastica, da una progettualità che esalta la dimensione del volontariato e del bene comune.

Il servizio favorisce il protagonismo dei giovani, ma anche una feconda interazione tra docenti e discenti, tra generazioni e competenze diverse, superando rigidità di fare e di essere provocate dal chiuso delle istituzioni e delle aule scolastiche.

E’ necessario, però, ha opportunamente precisato il professor Berlinguer, valorizzare pienamente l’autonomia scolastica, superare la scuola chiusa, frammentata nell’organizzazione e negli apprendimenti, rigida negli orari. Occorre cambiare l’impianto educativo complessivo per dare al tempo scuola flessibilità ed unitarietà. Occorre valorizzare le risorse interne ed esterne alla scuola, avere competenza e coraggio; riconoscere e legittimare l’esperienza del volontariato.

Varie sono le esperienze di service learning nel mondo, a tal punto che alcuni Ministeri dell’Istruzione (Argentina, Cile, Uruguay, Olanda, Spagna, Svizzera …) hanno adottato dei programmi specifici.

La Scuola di Alta Formazione della LUMSA sta per avviare specifiche iniziative di formazione e di confronto per sostenere le istituzioni scolastiche interessate a sviluppare progetti di Service Learning.

Giovanni Perrone

APPRENDERE PER MEGLIO SERVIRE – giugno 2015

10 giugno 2015 Posted by | Senza categoria | Lascia un commento