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L’ARTE DELLO STUPIRSI, L’ARTE DI APPRENDERE ….

Esprimersi nella contemplazione e nel silenzio

Sveglio o dormiente, in una capanna d’erba, ciò per cui prego è di far fare la traversata agli altri prima di me.                                                                       Eihei Dogen

Il sentiero contemplativo è una piccola via alla libertà interiore attraverso il quotidiano insignificante. Una piccola via senza pretese di completezza, senza appartenenza, senza riti: uno strumento per persone che cercano un senso alle proprie esistenze.

Il sentiero è semplice, fornisce gli strumenti per conoscere la mente e attraverso la consapevolezza, il distacco, la disconnessione, conduce la persona ad un abbandono di fondo. Da quel lasciar andare sorge qualcosa di più vasto della persona stessa, qualcosa che porta con sé una tenerezza nuova e uno stupore per la vita che, quando è vista nella sua autenticità senza il filtro della mente che distorce, è qualcosa di veramente semplice. Allora, e solo allora, appare con evidenza che ogni gesto, ogni parola, ogni emozione portano con sé una sacralità.

L’atto contemplativo è la libertà che si afferma, è l’essere ricondotti alla realtà ultima, alla realtà delle cose, a ciò che è. Più l’atto contemplativo sorge, più crea spazio attorno a sé; è come se quel sorgere mal si conciliasse con tutta l’identificazione, l’attaccarsi alle emozioni, ai pensieri, alle azioni; quando sorge crea spazio e più sorge più si fa largo. Allora, più ti addentri in questo processo, più l’atto contemplativo diventa presente nella tua vita: sorge, sorge, sorge senza che ti sforzi; stai camminando, parlando, ascoltando, stai facendo qualunque cosa e lui sorge.

Ma è aldilà di te, aldilà della tua volontà, aldilà del tuo governo. Tu potresti desideralo, chiamarlo, pregarlo e non viene; non è sotto al tuo dominio. La realtà ti si mostra nella sua intima natura, nel suo essere ciò che è quando vuole, non quando tu lo pretendi o lo desideri.

“In fondo siamo qui per esprimere un soffio, leggero, d’amore.
Oggi, solo oggi, possiamo osare questa espressione senza arrossire,
consapevoli che quel soffio non è nostro “

www.contemplazione.it

”         Cosa sono la meditazione, la contemplazione e la preghiera? Semplicemente un modo di nutrirsi. Grazie ad esse, noi assaporiamo un nutrimento celeste, l’ambrosia, il cibo dell’immortalità. Si tratta di un nutrimento immateriale, ma che ha la sua corrispondenza anche sul piano fisico. Gli alchimisti lo hanno chiamato “elisir della vita immortale“.

Questo elisir è diffuso in tutta la natura, ed è il sole che lo distribuisce. Se in primavera e durante l’estate andiamo ad assistere ogni mattina al levar del sole, è appunto per riuscire a bere la quintessenza di vita che il sole diffonde nell’Universo, e le cui particelle vengono ricevute da rocce, piante, animali e uomini. Tutti gli esseri viventi captano queste particelle inconsciamente, ma gli esseri umani possono imparare a captarle in maniera consapevole in quel fluido che è la luce del sole.”

Omraam Mikhaël Aivanhov

«Contemplazione che sovrabbonda in azione. Ecco la formula che Maritain. ha trovato per comporre in una sintesi superiore le due realtà che qualcuno vorrebbe porre in antitesi.

L’azione vera è solo quella che nasce dalla contemplazione.

E la vera contemplazione porta necessariamente all’azione. Un momento chiama l’altro.      Come la causa si rivela nell’effetto. Come l’amore richiama l’amore. Vivere con l’animo del contemplativo nel tramestio di una metropoli. Ecco l’ideale del cristiano, a cui corrisponde costantemente un bisogno sempre crescente: passare dal dinamismo dell’azione alla luce della contemplazione.

L’orazione, oggi, non può non tener conto dell’azione. Se l’azione rischia di togliere agli uomini il gusto della preghiera può anche introdurre alla preghiera stessa; l’azione può talvolta offuscare la presenza divina, ma spesso ne proclama, anche duramente, la necessità.

Il santo del nostro tempo utilizza l’azione come un perpetuo controllo delle sue incongruenze e delle sue insufficienze. Solo quando l’uomo ha realizzato in sé questa unità è capace di opere veramente valide» (dalla Introduzione).                      J. Maritain, Azione e contemplazione, ed. Borla

ESPRIMERSI E RELAZIONARSI NEL SILENZIO Oggi l’uomo è ridotto ad un’effige vuota che viene scossa dal rumore ed animata dal telefonino. Il mondo esiste perché c’è il rumore e il mondo è rumore. Il silenzio è stato torturato e ucciso.  E con il silenzio è morto il pensiero. Il silenzio era il motore del pensiero, l’energia per funzionare. ….              Il silenzio non è il vuoto. E’ fatto dalla voce del vento che si mescola a quella di un gabbiano che sembra protestare. Nel silenzio si avverte la risacca del mare o il sommesso stormire delle fronde, Nel silenzio si scopre di respirare; si percepisce un mondo che non ha ansia, che non batte come i secondi, monotonamente. Si sentono i propri pensieri muoversi nella testa e si assiste alla nascita di un pensiero che non c’era e che riesce persino a meravigliare. E allora si medita e lo si riesanima, lo si rigira, lo si approfondisce e ne nasce un altro e ci si ritrova  tra una popolazione di pensieri che certo vivono ma non fanno fracasso. …

V. Andreoli, La vita digitale, Rizzoli, 2007

E nel silenzio Dio ti parlerà…..

ESPRESSIONE, STUPORE, MERAVIGLIA, MISTERO ….

E’ un’emozione di fronte all’oggetto interessante, fatta di impressione e di desiderio: l’ impressione di non comprendere e il desiderio di capire.

Lo stupore è la molla della conoscenza, la condizione del pensiero (Guitton 1986), la porta della comprensione artistica, tecnica e scientifica della realtà.

” Tutta  la scienza  ha inizio con la meraviglia: la ricerca scientifica, infatti, prende avvio da problemi pratici e teorici,cioé da aspettazioni deluse, da scoppi di meraviglia” (Antiseri 1985, pag. 16 ).

Il vero  stupore è   una specie di ” innocenza ritrovata, una maniera verginale di concepire  e  di sentire ” (Guitton 1986, p.14);  una ‘”grazia essenziale dell’intelligenza” (G. Marcel), cioé di guardare in profondità (intus-legere).  La prima modalità di educazione allo stupore è la meraviglia dell’adulto documentata nello stile di vita, nei rapporti con le persone,   nel suo essere uomo, nella voglia di imparare e conoscere.

Fattori dell’educazione dello stupore

Spontaneità  ed osservazione,  insieme alla significatività e all’autorevolezza,  sono fattori dell’ incontro, vero e proprio ambito di educazione allo stupore.

Lo stupore è gratuità e distacco. E’ osservazione insistente, totale,  globale, “gratuita”, disinteressata desiderio e capacità di impegnare tutti i propri sensi (non solo quello della vista), la propria intelligenza e la propria energia nel rapporto con la realtà, oggetto di studio, argomento di conversazione –ricerca.In quanto tale è fondamento di ogni incontro, di ogni rapporto.

« Stupore è la circostanza in cui il vedere è costretto a diventare un guardare » (Petrosino, 88)

Osservare è immergersi  nella realtà che  ci circonda con tutto  se stessi, facendo attenzione ai particolari, ai loro legami, al loro rapporto con il tutto, ai loro rimandi essenziali, in modo da non precludersi di andare oltre il dato, di cogliere il di più che che c’é nelle cose, di avvicinarsi  al loro segreto.

Osservare non è solo un registrare, ma un porre attenzione ed interrogare ogni particolare  avendo presente con la coda dell’occhio tutto l’oggetto e il contesto in cui si trova.

Educare i ragazzi allo stupore è anche educarli ad una lettura dei loro bisogni, ad una “morigeratezza”( Xodo 1995, p. 64), alla ” povertà”  ovvero al distacco tra sé e le cose per meglio comprenderle e conoscerle.

Per conoscere occorre, infatti,  un distacco, una giusta distanza.

Senso del mistero

Educare allo stupore è dunque anche educare al giusto distacco, ad uno sguardo capace di cogliere l’intero orizzonte umano e quindi di provare ” la più bella e profonda emozione” che è il senso del mistero: “sta qui il seme di ogni arte, di ogni vera scienza” (Einstein).  Distacco da se stessi, dai propri schemi, dalle proprie opinioni…

‘Stupirsi’delle cose è tenere sgranati gli occhi sul reale e vedere le cose come per la prima volta, nel miracolo del loro esserci e della loro forma. Non per nulla lo stupore è stato definito “desiderio di vedere” (Heidegger)

“Chi non è più in grado di provare né stupore né sorpresa è per così dire morto; i suoi occhi sono spenti ” ( Einstein 1982, p. 22).

LO STUPORE E’LA FONTE DELLA CONOSCENZA:
LO STUPORE è “la meraviglia, più che il dubbio, la fonte della conoscenza” (A.J.Heschel) ; ” La  prima condizione per  imparare a  pensare e  quella di coltivare in  sé la facoltà dello stupore” (J. Guitton)  ;“L’ ammirazione e il desiderio d’imitare costituiscono le più potenti risorse dell’apprendimento (J. Guillaumin)

Come insegnare lo stupore?

Innanzitutto comunicandolo (mettendolo in comune) e pro-vocandolo in una relazione positiva, caratterizzata da umanità condivisa  e da una mentalità capace di considerare tutti i bisogni e le esigenze dell’uomo.

– educare l’attenzione ;  sviluppare la “curiosità”,  promuovere motivazioni intrinseche, guidare all’osservazione (stima,  intelligenza del particolare,  giudizio sintetico, giusto distacco),  favorendo il contatto con tutta la realtà mediante la consegna di un’ipotesi esplicativa di essa ragionevole e affascinante.

Senza l’educazione allo stupore, senza l’insegnamento dell’arte dell’ammirare, non c’è introduzione alla realtà (cioé educazione), non c’é  insegnamento del metodo di studio, perché l’homo faber, trasformato in homo tecnologicus,  non lascia spazio all’homo theoreticus. (Xodo 1995), ovvero all’uomo appassionato del sapere puro, della conoscenza disinteressata (Reboul 1988).

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11 aprile 2010 - Posted by | Educazione | , , , , ,

4 commenti »

  1. Il segreto per vivere il presente, di questa vita terrena, sta proprio nel riuscire ad avere con le cose, della stessa, materiali e immateriali, umane e animali la giusta distanza in modo da sentire, metabolizzare e mostrare nei confronti del mondo circostante il giusto rispetto e un’adeguata considerazione per tutto.
    Con l’immenso amore che vorrei e non sono ancora riuscita a dare
    Orsola

    Commento di maria orsola nastasi | 13 aprile 2010 | Rispondi

  2. bellissime parole………………………….

    Commento di giuseppe | 16 aprile 2010 | Rispondi

    • Che sia il nostro stile di essere e di fare scuola.

      Commento di aimcsicilia | 16 aprile 2010 | Rispondi

  3. Parole ricche di significato: sono come ali per volare e visitare uno spazio accogliente che invita apensieri “alti”.

    Commento di Biancamaria | 28 giugno 2010 | Rispondi


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